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Salviamo la famiglia da crisi e ipocrisie

21/02/2007- Panorama Economy n. 8

Qui sosterrò una tesi solo apparentemente stravagante. E cioè che i richiami del Papa sulla unicità e naturalità della famiglia e del matrimonio siano anche una difesa della nostra economia. Non tanto perché i PACS (Patti di solidarietà civile) siano cari dal punto di vista del welfare (nella forma italiana, è poca cosa). Quanto perché l’introduzione nella legge di un altro tipo di famiglia consacrerebbe il pluralismo dell’idea di famiglia, e la nostra economia basata – piaccio o no – sulla solidità del nucleo famigliare come caposaldo della piccola e media impresa, avrebbe un nemico in più. Non la concorrenza cinese, ma un principio intimo di disgregazione.
Lo so bene: la normazione dei DICO (Diritti dei conviventi) perseguita dal governo è problematica per tutti. Per i sostenitori della piena equiparazione di coppie di fatto e coppie sposate, è stata un fallimento: è difficile, che quanti volevano un più ampio riconoscimento della propria condivisione di vita, si accontentino del diritto di successione per i conviventi dopo 9 anni e del passaggio del contratto di locazione dopo 3 anni. Per quanto riguarda la reversibilità della pensione, la decisione sarà presa quando (e se) verrà effettuata la riforma del sistema previdenziale. Insomma, l’impressione è quella di una riforma “post mortem”, in cui sostanzialmente si mettono nella vecchia categoria della “legittima” situazioni che ne erano tradizionalmente fuori, ma che comunque avrebbero potuto essere regolate facendo uso di uno strumento semplice, elegante ed antico: il testamento.
Il fatto è che qualche pensiero in più alla famiglia andrebbe dedicato. Soprattutto perché la famiglia è la grande istituzione in crisi dei tempi nostri. Sia chiaro: non l’hanno messa in crisi i “DICO” o i “PACS”. D’accordo. Basta ipocrisie – dice chi vuole PACS e DICO. Diamo forma di legge alle convivenze uscite da quell’involucro spesso fasullo.
È prevalsa l’idea che quando finisce il fuoco della passione quello che resta sia “ipocrisia socialmente tollerata”.
Io non sono d’accordo sia “ipocrisia”. Dal greco vuol dire “giudizio sotterraneo”, qualcosa che sta sotto e si finge di non vedere. Io invece credo che esista un valore forte che debba prevalere sui fuochi delle passioni. Esiste una forma delle istituzioni che protegge la continuità della vita. Non è in discussione la facoltà di comportamenti e unioni non regolate dal matrimonio, ma la trasformazione in matrimonio o para-matrimonio di ciò che alla lunga distrugge la naturalità della famiglia. Penso agli omosessuali, i quali – ovvio - devono avere individualmente identici diritti di ogni cittadino: ma non in quanto unità affettiva di persone equiparabile al matrimonio o “quasi” equiparabile. Non sarebbe una distruzione dell’ipocrisia, ma la frammentazione ulteriore della società (e della sua ordinata economia) con la scusa di adeguarla ai desideri dei singoli trasformati in diritti, a prescindere dalle conseguenze sociali future. La famiglia è incardinata sul matrimonio, che è convivenza quotidiana a dispetto di mille difficoltà.
La stabilità della società è quella delle sue istituzioni, e pertanto una famiglia nucleare, dai confini certi, viene ad essere uno di quegli elementi di certezza che poi a loro volta costituiscono le precondizioni dello sviluppo economico. Una famiglia fatta da un padre, una madre e dei figli indica orientamento al futuro, l’attenzione ai figli diventa propensione al risparmio, la propensione al risparmio diventa propellente della voglia di fare e di quella di investire, e il fuoco dello sviluppo si mantiene acceso. Si può dire, da questo punto di vista, che una famiglia senza figli è preoccupante quanto l’istituzionalizzazione di una non-famiglia. E’ vero, anzi lo è di più. Non giudico da moralista ma da economista. Ci sono difficoltà grandi, oggi, per diventare moglie e marito. Anzitutto bisogna mettersi in marcia contro lo spirito dei tempi, che non è poco. E poi affitti altissimi (anche a causa della pressione fiscale) e utilities pubbliche (acqua, luce, gas, rifiuti urbani, trasporti ecc.) costosissimi. E’ su questi temi che un governo davvero amico della famiglia dovrebbe lavorare.